La spinta verso l’uso di auto elettriche è sempre più forte. A ottobre del 2022 la Comunità Europea ha stabilito di proibire la vendita di veicoli alimentati a benzina o diesel dal 2035. La medesima decisione era stata presa pochi mesi prima dallo Stato della California e ci si aspetta che sia seguita a breve da diversi altri Stati americani. Del resto, i trasporti sono responsabili di un quinto dell’anidride carbonica emessa in atmosfera e buona parte di queste emissioni derivano proprio dal trasporto su strada.

Gli esperti climatici concordano da tempo sulla necessità di ridurre drasticamente le emissioni di gas serra per mantenere il nostro pianeta ospitale. Ma in che misura le auto elettriche sono una soluzione efficace per i trasporti? Sicuramente, le auto elettriche rappresentano un’alternativa meno inquinante rispetto ai veicoli alimentati da combustibili fossili, ma ci sono delle condizioni da considerare attentamente.

Le problematiche del sistema elettrico

Non sono solo le batterie ad avere un impatto ambientale, ma l’intera produzione dei veicoli. Considerando che siamo circa otto miliardi di esseri umani e già oggi, con “solo” un miliardo e mezzo circa di veicoli a motore sulla Terra, l’impatto è insostenibile, occorre interrogarsi su quante vetture possano essere materialmente in circolazione sul Pianeta e quanto abbia senso continuare a pensare alle auto private, rispetto alla possibilità di migliorare il trasporto pubblico e ricorrere ad auto condivise. Come in tutte le transizioni poi, occorre capire quale sia l’impatto sul mondo del lavoro, visto che si tratta di abbandonare un settore molto consolidato come quello delle auto a combustibili fossili e sostituirlo con quello nuovo delle auto elettriche.

Un fattore critico è la provenienza dell’energia elettrica: le emissioni possono essere ridotte solo se la produzione di energia elettrica utilizza meno combustibili fossili possibile, idealmente nessuno. In Italia, circa il 58% dell’energia elettrica proviene ancora da combustibili fossili (gas naturale, carbone e petrolio). Pertanto, per valutare l’impatto ambientale di un’auto elettrica, è essenziale considerare l’origine dell’elettricità che la alimenta. È fondamentale ridurre la percentuale di elettricità prodotta da combustibili fossili.

Un altro aspetto cruciale riguarda le batterie. Attualmente, l’energia necessaria per alimentare le auto elettriche viene accumulata in batterie contenenti materiali critici dal punto di vista ambientale, come il litio. Questo metallo è vitale per la transizione energetica verso fonti pulite e viene utilizzato anche nelle batterie per pannelli solari e turbine eoliche.

La spinta del mercato

Il mercato automobilistico globale sta vivendo di conseguenza una rivoluzione elettrica senza precedenti. I veicoli elettrici (EV) stanno guadagnando terreno rapidamente. Questo cambiamento non solo favorisce l’acquisto di EV, ma rende anche il noleggio a lungo termine una soluzione sempre più popolare tra consumatori e aziende.

La domanda di veicoli elettrici è in costante aumento. Le case automobilistiche stanno investendo massicciamente nello sviluppo di nuovi modelli EV per soddisfare le esigenze dei clienti che cercano soluzioni di mobilità più sostenibili. La rete di ricarica sta migliorando, rendendo gli EV più pratici e accessibili per tutti.

Gli incentivi governativi, insieme alla crescente consapevolezza ambientale, stanno accelerando questa transizione. Molte città stanno implementando zone a basse emissioni e restrizioni per i veicoli a combustione interna, aumentando ulteriormente l’appeal dei veicoli elettrici.

Il report di Deloitte fornisce una panoramica dettagliata sul mercato dei veicoli elettrici in Italia. Nel 2022, l’Italia ha visto un calo nelle vendite di veicoli elettrici rispetto all’anno precedente, con una riduzione del 26,6%. Questo ha portato l’Italia a scendere al quattordicesimo posto in Europa per vendite di veicoli elettrici.

Il report esplora i motivi dietro questa diminuzione, evidenziando una diminuzione degli incentivi governativi e una carenza di infrastrutture di ricarica come principali fattori. Inoltre, l’incertezza economica e l’aumento dei costi dell’energia hanno contribuito al calo delle vendite.

Tuttavia, il mercato dei veicoli elettrici in Italia ha ancora potenziale di crescita. Il report suggerisce che per stimolare questa crescita, il paese deve migliorare la disponibilità di infrastrutture di ricarica e ripristinare incentivi adeguati.

Il report di Deloitte evidenzia che l’Italia è potenzialmente uno dei mercati più pronti ad accogliere il cambiamento verso l’elettrificazione dei veicoli. Tuttavia, questo dato incoraggiante deve essere interpretato con cautela. Anche se quasi 8 italiani su 10 sono teoricamente disposti ad abbandonare i motori a combustione interna (ICE), le preferenze variano notevolmente in base al grado di “elettrificazione” dei veicoli.

La maggior parte degli italiani preferisce i veicoli ibridi non-ricaricabili (HEV), che rappresentano circa un terzo delle preferenze totali (32%). Questi veicoli sono meno elettrificati, avendo solo un motore elettrico secondario alimentato dal motore principale a combustione interna.

I veicoli ibridi ricaricabili (PHEV) stanno guadagnando terreno, passando dal 20% al 24% delle preferenze, posizionandosi al secondo posto. I veicoli completamente elettrici a batteria (BEV), pur crescendo di due punti percentuali rispetto all’anno precedente, sono ancora limitati ad una quota marginale, convincendo solo un italiano su dieci (11%).

Questo trend italiano è in contrasto con altri Paesi come Cina, Corea del Sud e Germania, dove la quota di veicoli completamente elettrici è significativamente più alta e in crescita. In Italia, i motori elettrici sono ancora visti come complementari ai motori a combustione tradizionale, e il desiderio di passare a motori più ecologici è temperato da uno scetticismo diffuso.

La preferenza per un processo graduale di transizione verso motori ibridi indica che saranno soprattutto le tecnologie HEV e PHEV a guidare le scelte d’acquisto degli italiani nei prossimi anni, influenzando le dinamiche di sostituzione del parco auto nel breve e medio termine.

La nuova guerra commerciale sull’elettrico

La notizia è recente, arrivano nuovi dazi per i veicoli elettrici cinesi da parte dell’Europa, mentre l’amministrazione Usa di Joe Biden è sul punto di stringere ulteriormente le maglie nell battaglia per il presidio dei chip e le tecnologie del futuro che oppone Washington a Pechino.

Bruxelles conferma le indiscrezioni del Financial Times e tira dritta – nonostante gli alert di Berlino che teme l’inasprirsi di una guerra commerciale – con le tariffe per le quattro ruote a batteria made in China. La motivazione? Il fatto che ricevano sussidi statali che consentono a questi veicoli di giocare un campionato con regole diverse da quelle di competitor europei, con evidenti vantaggi nei listini. L’anno scorso, calcola Rhodium Group, la Cina ha esportato auto elettriche nell’Ue per 10 miliardi di euro, raddoppiando la quota di mercato all’8%. Ancor più drastiche le stime europee emerse a margine dei lavori, con il rischio per 2,5 milioni posti di lavoro diretti e per 10,3 milioni indiretti, come conseguenza della concorrenza ai produttori interni dell’offerta che si ritiene sovvenzionata da parte della Cina. Dai calcoli della Commissio, tra il 2020 e il 2023 la quota di mercato dell’industria Ue è continuamente scesa portandosi dal 68,9% al 59,9%. Nel frattempo la quota di mercato delle importazioni cinesi è salita dal 3,9% al 25%.

Anche per queste ragioni la Commissione Ue, che aveva aperto ad ottobre una indagine sulla questione, ha infatti provvisoriamente concluso che i produttori cinesi “beneficiano di sussidi ingiusti” e che “stanno causando una minaccia di danno economico ai produttori Ue”. Verranno così imposti provvisoriamente dei dazi compensativi sulle importazioni, a partire dal 4 luglio. I dazi ai tre produttori cinesi inclusi nel campione saranno: Byd del 17,4%; Geely: 20%; Saic 38,1%. Altri produttori che hanno collaborato all’indagine saranno soggetti a un dazio del 21%, mentre sarà del 38,1% per quanti non hanno collaborato. Considerando la tariffa al 10% già in vigore, nei casi estremi si arriva a sfiorare dunque la metà del costo all’import.

La scelta finale sull’elettrico? La guidano anzitutto i costi e i vantaggi economici percepiti

Nella transizione verso una mobilità “full-electric”, la sostenibilità ambientale è cruciale ma non esclusiva. I fattori economici rivestono un ruolo altrettanto importante. Secondo l’Osservatorio “Global State of the Consumer Tracker” di Deloitte, molte persone manifestano preoccupazioni finanziarie che influenzano le loro decisioni di investimento e spesa futura.

A fine 2022, più della metà degli italiani (53%) ha percepito un peggioramento della propria situazione finanziaria, inducendoli a posticipare acquisti importanti (52%) e a preoccuparsi per i risparmi futuri (50%). Solo il 30% ritiene di poter affrontare spese impreviste, e solo il 28% prevede un miglioramento finanziario entro un anno.

Questo sentiment si riflette nelle motivazioni di scelta dei veicoli ibridi/elettrici rilevate nel GACS 2023. In un contesto di aumento dei prezzi dei carburanti, la necessità di ridurre i costi di utilizzo del veicolo supera la preoccupazione ambientale, diventando l’obiettivo principale. Altri fattori economici, come gli incentivi governativi, i minori costi di manutenzione e il timore di maggiori oneri fiscali sui modelli a combustione interna, sono anch’essi determinanti.

A livello internazionale, la riduzione dei costi operativi è il motivo principale per scegliere veicoli elettrici, con l’unica eccezione della Cina, dove la migliore esperienza di guida offerta dagli EV è il vantaggio più percepito.

Conclusione

L’attrattiva economica degli EV (veicoli elettrici) può contrastare il grande ostacolo del “fattore prezzo”, che li rende inaccessibili a molti consumatori con capacità di spesa ridotta. Tra gli italiani interessati all’acquisto di un’auto elettrica, quasi il 22% non spenderebbe più di 15.000 euro e un ulteriore 44% si fermerebbe a 30.000 euro, circa la metà del prezzo medio europeo.

Nel breve termine, l’ostacolo del prezzo iniziale può essere mitigato con incentivi e agevolazioni economiche. Tuttavia, per una diffusione su larga scala degli EV, saranno necessari investimenti industriali per abbassare i prezzi sfruttando sinergie ed efficienze.

Saranno necessari cambiamenti significativi nella creazione del valore e nelle logiche di business, puntando anche su nuove fonti di reddito come la monetizzazione dei dati dei servizi a valore aggiunto. Migliorare la connettività, la sicurezza e la personalizzazione dei veicoli aumenterà il valore percepito dai consumatori. La sfida sarà mantenere una relazione diretta, personalizzata e dinamica con i clienti in un mercato competitivo e in rapido cambiamento.

La spinta verso l’elettrico è evidente e il noleggio a lungo termine rappresenta un’opzione pratica e vantaggiosa per abbracciare questa rivoluzione. Discovery Rent è qui per guidarti in questo cambiamento, offrendo veicoli elettrici all’avanguardia e un servizio di noleggio senza pari.

Discovery Rent e l’Evoluzione del Noleggio Elettrico

Discovery Rent è attenta a questa trasformazione. Con una flotta di veicoli elettrici in continua espansione, offre soluzioni di noleggio a lungo termine che rispondono alle esigenze di aziende e privati. La nostra missione è rendere la transizione verso l’elettrico semplice e conveniente.

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